Nere trole

I migliori links per l’accesso ai migliori siti di sesso con ragazze di colore

Monday, July 17, 2006

Il Triangolo

consumare nel loro refettorio i pasti che vorrai, ad eccezione del lunch dei giorni lavorativi perchè‚ non ne avrai tempo. Dalle suore farai pratica d'inglese, nella nostra professione ‚ indispensabile'.

Non attendeva risposta, perchè‚ iniziò subito a tagliare il filetto, che intanto era stato servito."

Liberti l'ascoltava attentamente. Aveva finito di sorbire il caffè, aveva preso dalla tasca il pacchetto delle sigarette, l'aveva teso a Rosetta, che aveva scosso il capo, le aveva chiesto il permesso di fumare, con un gesto, senza parlare, aveva acceso una sigaretta e tirava lunghe boccate.

La donna aveva bisogno di parlare, seguitò.

"La tesi, alla cui stesura avevano contribuito un po' tutti ma soprattutto Carlo, fu pubblicata a cura dell'Università, alcune parti apparvero sulle pi— importanti riviste, tradotte in molte lingue. Ebbi molti consensi da economisti del MEC, degli Usa, del Giappone, d'Australia. Avevo lasciato le suore irlandesi e vivevo per conto mio, in un piccolo appartamento, con aspre critiche dei miei genitori. Io, figlia unica del preside Mauri, invece di fare subito domanda di supplenza nelle scuole secondarie della mia piccola città, m'ero messa in testa chissà cosa per restare nel pericolo della grande città. Poi, i miei conobbero Carlo, videro l'ambiente di lavoro, il tipo di attività, valutarono le prospettive e tutto si calmò, anche se papà ha sempre insistito perchè‚ tentassi la carriera accademica.

Carlo si è sempre mostrato affettuosamente cortese, cordiale, a suo modo, come faceva lui. Prese a parlarmi di s‚. Aveva un fratello, d'otto anni maggiore di lui, a Milano, sposato, con due figli. Lui non aveva avuto tempo per formarsi una famiglia, era sempre in movimento nei vari Paesi in cui era chiamato. Aveva compiuto 43 anni, viveva in un vasto e comodo appartamento, in uno dei quartieri pi— esclusivi. Me lo fece visitare. Mi parlò delle mille diavolerie che aveva fatto installare per evitare visite sgradite. Custodiva documenti che facevano gola a molti, specie a chi era interessato a conoscere progetti e programmi dei Paesi concorrenti. Viveva solo, Luigi era il suo angelo custode. La casa era troppo grande per lui, lo riconosceva, ma solo da poco credeva d'aver intravisto l'altra metà del suo cielo.

Una sera rimasi con lui.

Decidemmo che non mi sarei trasferita definitivamente in quell'appartamento. Dovevamo accertare cosa significava frequentarci, vivere una vita di coppia. Un esperimento da fare con cautela, a piccole dosi, che poteva naturalmente sfociare in qualcosa d'altro o dolcemente sfumare, senza recriminazioni, senza rimpianti.

Da allora sono trascorsi quasi due anni, meravigliosi, mi creda Commissario. I nostri differenti modi di vedere, d'essere, d'amare, di vivere, erano le parti che insieme formavano perfettamente un tutto. Ho viaggiato con lui, sono stata presentata a chi si avvaleva della sua consulenza come la pi— valida e preparata del suo team, diceva con non dovevano farsi trarre in inganno dalla mia giovane età perchè‚ ero una maga che non sarebbe mai invecchiata, una maga con la bacchetta magica che le faceva trovare la soluzione di tutti i problemi che ci venivano sottoposti.

Da qualche mese diceva che l'esperimento gli sembrava riuscito, ripeteva le stesse cose che mi ha detto anche ieri sera. Ormai il matrimonio era vicino."

Chinò la testa, restò in silenzio.

Liberti lesse il biglietto col prezzo della consumazione, estrasse dalla tasca dei pantaloni il portamonete, mise alcune banconote, piegate, sotto il piattino.

"L'accompagno a casa. Per il momento non può far nulla. E' inutile tornare sopra. Il povero professore sarà all'obitorio. Le consiglio di informare i suoi genitori, la mamma, il preside vorranno esserle vicini. Dobbiamo attendere il fratello di Milano. A quanto lei e Luigi sapete, ‚ l'unico parente. Ci saranno delle formalità da espletare. Il fratello potrebbe chiedere la presenza di un perito di parte, durante l'autopsia. Venga, l'accompagno."

Rosetta s'alzò, rassegnata, si diresse verso l'uscita.

* * *

Paolo Ferrara era giunto contemporaneamente al furgone della polizia mortuaria. Era pallidissimo, le labbra esangui.

Luigi, quando vide il taxi fermarsi al portone, gli and• incontro, lo presentò al Sovrintendente. Salirono insieme nell'appartamento.

Paolo rimase impietrito di fronte al fratello, che era stato adagiato sul divano. Sembrava assopito. Fece un lungo respiro, chiese chi fosse il magistrato che seguiva il caso. Non disse nulla quando l'informarono che l'appartamento sarebbe stato sigillato. Fece cenno a Luigi di seguirlo sul pianerottolo.

"Io contatto subito il magistrato, lei segua tutto con la massima attenzione. Mi dia notizie al Bernini, se non ci sono lasci detto dove posso trovarla."

Scese in fretta, senza prendere l'ascensore. Il taxi l'attendeva. Dal telefono cellulare chiamò Giulio Fortuna, suo compagno d'Università e uno dei migliori penalisti della capitale.

"Giulio, sono Paolo. Ti ho detto di Carlo. Sono già a Roma, l'ho visto. Sto andando al Bernini."

S'interruppe per ascoltare quello che Fortuna gli diceva.

"Va bene" -riprese- "passo prima da te."

Dette l'indirizzo all'autista e non pronunciò parola durante tutto il percorso.

Fortuna lo accolse con un affettuoso abbraccio. Senza dire nulla, aggiunse, perchè‚ le parole non servono in questi casi.

"Come ti ho telefonato da Milano" -cominciò Paolo- "Carlo è stato rinvenuto senza vita, nel suo appartamento, seduto in poltrona di fronte al televisore, con un giornale finanziario sulle ginocchia, il braccio destro pendente fuori della poltrona, la mano aperta, il bicchiere rovesciato sul tappeto. Così ha descritto Luigi. Hanno dovuto chiamare i vigili del fuoco, scassinare la porta. Sai che lui aveva la mania della sicurezza. Ora lo stanno portando all'obitorio. Il magistrato che segue il caso ‚ Mario Sereni."

Fortuna l'interruppe.

"Lo conosco, ottimo elemento, preciso e scrupoloso. Vuoi che nominiamo un perito di parte? E' bene essere sempre presenti."

"Giulio, ho il sospetto che non si tratti di morte naturale. Luigi mi ha detto che Rosetta, la donna che Carlo chiamava la sua fidanzata, ‚ stata la prima a precipitarsi nell'appartamento di mio fratello, e poi si ‚ allontanata col Commissario. Non ‚ pi— tornata. Rosetta Mauri, bella e intelligente, ha vent'anni meno di Carlo. Da allieva all'Università ‚ riuscita a divenire la sostituta di Carlo, ad ogni effetto. All'inizio ho creduto che si trattasse di un fuoco di paglia, ma Carlo mi ha assicurato, qualche mese fa, che la relazione tra lui e Rosetta era una cosa seria: l'avrebbe sposata e associata allo studio, con pari diritti. Intanto, aveva provveduto a stipulare una polizza assicurativa, a favore di Rosetta, per una cifra urgente, ma non la precisò. Anche nel testamento, disse Carlo, aveva pensato a Rosetta.

Gli avevo fatto osservare che se polizza e testamento si fossero riferiti agli eredi legittimi, quando Rosetta fosse stata sua moglie...

Carlo non mi fece proseguire, mi sorrise con quell'espressione che non ti lasciava capir nulla di quanto pensava, e se ne andò dicendo che, pur non essendo molto esperto in materia di successione, certe cose le sapeva.

La notizia di questa improvvisa scomparsa ci ha sconvolto. Tu sai quanto gli eravamo vicini. Per Emma era un fratello, non un cognato. Non ti dico dei ragazzi. Ho stabilito io di partire da solo. Mario mi sostituisce nello studio, dove abbiamo cose urgenti e delicate da sbrigare; Carletto, il nipote prediletto, che porta lo stesso nome dello zio e che dallo zio ‚ stato tenuto a battesimo, è rimasto in Ospedale, a fianco di Martelli, il professore col quale sta specializzandosi.

Tu comprendi, Giulio, quanto voli la fantasia, specie in momenti come questo. Non mi ‚ chiaro perchè‚ due persone formano coppia fisse, 'stanno insieme', come si usa dire, e vivono in appartamenti distinti. Perchè‚ Rosetta, dopo una cenetta intima, torna a casa sua proprio la notte in cui Carlo muore misteriosamente? Ha le chiavi dell'appartamento, ne conosce il complicatissimo uso, ma non le consegna alla polizia quando sente che dev'essere abbattuta la porta. E' intelligente, lo riconosco, ma mi fa un po' paura. Può aver saputo dell'assicurazione a suo favore, forse ne conosce la somma. Sa che, ormai, un certo nome se l'è fatto e anche se restasse sola, sulla piazza della consulenza finanziaria, potrebbe sbrigarsela bene anche se non più protetta dal nome Ferrara.

Vorrei tanto sperare che si tratti di morte naturale, ma un tarlo mi distrugge la mente."

L'amico l'ascoltò in silenzio, gli battè‚ una mano sulla spalla.

"Mi muovo subito per la nomina del nostro perito. E' un caro amico, studioso ed esperto, molto stimato da colleghi e magistrati. Sta sicuro, Paolo, ogni tuo dubbio avrà completa ed esauriente risposta. Dovremmo anche informare la compagnia d'assicurazione. Qual'è‚?"

"Non lo so" -rispose Paolo- ma lo sa certamente il notaio Quadri, e forse anche Franca, la segretaria di Carlo, certamente Rosetta. Franca l'ho intravista nell'atrio della casa, insieme ad altri collaboratori, ma nella confusione e nella fretta non li ho salutati. Mi auguro che mi comprendano e mi perdonino."

"Va a riposare in Albergo" -disse Giulio- "ti telefonerà appena possibile. Ti chiamo un taxi..."

"No, grazie" -rispose Paolo- "giù ce n'è‚ uno che mi aspetta."

Accompagnato dall'amico, fino all'ascensore, lasciò lo studio di Giulio.

* * *

L'esame necroscopico doveva rispondere a precisi quesiti del magistrato.

Oltre rilevare eventuali segni, di qualsiasi genere, sul cadavere, si dovevano identificare l'ora presunta e le cause del decesso. Ove necessario, si doveva procedere ad esami sui tessuti, sui visceri, ecc., sia per la determinazione di eventuali patologie pregresse o in atto al momento della morte, sia per analisi tossicologiche. Si desiderava anche conoscere il termine entro il quale sarebbe stato possibile rispondere esaurientemente ai quesiti posti.

Ai periti d'ufficio s'erano aggiunti quelli nominati dal fratello di Carlo e dalla compagnia d'assicurazione.

La stesura del verbale non ebbe contrasti.

Nessun segno esterno. Corpo ben conservato, senza accumuli adiposi al di là della norma. Nessuna cicatrice. Ben curato. Cibo in parte ancora nello stomaco, in fase di digestione, con presenza di sostanze alcooliche in modica quantità. L'esame degli organi interni portava a far risalire il decesso a collasso cardio-circolatorio. Si riteneva utile procedere ad esami di laboratorio per accertare l'eventuale presenza di sostanze tossiche.

L'esito sarebbe stato comunicato al magistrato entro 120 giorni.

In attesa di avere il rapporto tossicologico, Mario Sereni sollecitò la rilevazione di impronte su tutto quanto era nella casa di Carlo Ferrara, con particolare riguardo agli oggetti esistenti nello studio, e dispose l'analisi di quanto contenuto nelle bottiglie, dei residui del bicchiere, dell'eventuale liquido versatosi dal bicchiere sul tappeto.

La scientifica rilevò sul bicchiere solo le impronte del defunto, le stesse trovate sulla bottiglia del whisky. Nessun'altra impronta sugli altri bicchieri , sulle altre bottiglie, sul pomolo della porta, sui mobili. Era evidente che chi aveva messo bottiglie e bicchieri sul tavolino calzasse guanti o li avesse accuratamente strofinati con un panno. Il cameriere, Luigi, dichiarò che provvedeva personalmente al 'ripasso' dello studio, dopo le pulizie della domestica giornaliera, e che usava guanti di cotone.

L'esame spettroscopico, condotto sui residui prelevati dal bicchiere e dal tappeto, evidenziava la presenza d'una sostanza estranea al whisky, e ciò fu confermato dalla comparazione dello spettro dei predetti residui con quello del liquido trovato nella bottiglia di whisky. Era verosimile concludere che il liquido contenuto nel bicchiere era whisky cui era stata aggiunta la predetta sostanza che risultò essere aconitina, un alcaloide dell'aconito napello, la cui formula ‚ C34 H17 O11 N; P.M. 645,72; p.f. 204 Gradi Centigradi, usata in farmacia per la preparazione di medicinali sedativi e analgesici.

L'esame dei visceri evidenziò la massiccia presenza di aconitina, sostanza mortale per l'uomo alla dose di 2 mg.

Sereni convocò Liberti. Si soffermarono sulle foto scattate nell' appartamento del Ferrara, sulla meticolosa descrizione verbalizzata. Il magistrato decise un ulteriore sopralluogo, alla ricerca di una fiala, bottiglietta, o qualsiasi altra cosa che avesse potuto contenere l'aconitina, il cui effetto letale è rapido. Il ritrovamento avrebbe favorito l'ipotesi del suicidio, in mancanza si doveva concludere per omicidio. Ma commesso da chi? Dal registro del guardiano non risultava che in casa fosse saliti qualcuno prima o dopo Carlo. Carlo, quindi, era solo. Del resto come sarebbe uscito qualcuno dall'appartamento, se che il paletto interno di sicurezza era inserito?

"A proposito" -disse Sereni- "bisogna sequestrare il registro di movimento inquilini, e anche il precedente. voglio sapere i movimenti dell'ultimo mese, e se non basterà risaliremo ai periodi precedenti. Devo anche sapere quante chiavi erano in giro e chi le aveva. Facciamoci dare copia della polizza d'assicurazione, dalla compagnia e chiediamo al notaio Mauri se sa di un eventuale testamento del Ferrara. Desidero incontrare, per ora informalmente, Luigi, la Rosetta Mauri, e fare quattro chiacchiere con l'avvocato Paolo Ferrara. Ed ora, caro Liberti, mettiamoci al lavoro."

* * *

II

Nell'appartamento Ferrara non fu trovato nulla che potesse aver contenuto l'aconitina. Le uniche medicine, conservate in un armadietto, nel bagno, erano l'aspirina e la magnesia bisurata.

I registri del guardiano indicavano chiaramente che di solito entravano, separatamente, il professore, la dottoressa Mauri, il cameriere Luigi Fossi, A volte, il professore e la Mauri entravano insieme. Il giorno prima della tragedia, era giunto il fratello del professore, l'avvocato. Era entrato la sera, insieme al fratello, il mattino dopo era uscito verso le dieci, lasciando a casa Luigi. Aveva dormito in casa Ferrara.

Era stato facile accertare che le chiavi di casa erano tenute, in serie completa, dal professore, dalla dottoressa Mauri e da Luigi. Una quarta serie era depositata, in busta chiusa e sigillata, presso il notaio Quadri.

Luigi rinunciò ad essere assistito da un avvocato durante il colloquio col magistrato. Disse che poteva cavarsela benissimo da solo. Ma Paolo Ferrara insistè tanto che, alla fine, Luigi fu accompagnato da un legale dello studio Fortuna.

Aveva poco da dire. Era al servizio del professore da oltre dieci anni. Era aiutato da una donna che andava cinque mattine la settimana, meno il sabato e la domenica, dalle nove alle tredici, quando il professore non c'era, perchè lui non voleva gente che girava per casa. Luigi pensava a tutto, alle spese per la casa, alla retribuzione della donna aiutante e alle assicurazioni sociali, agli acquisti per i suoi pasti. Condominio, luce, gas, riscaldamento, telefono e altre cose del genere, venivano addebitate direttamente in banca, su un conto del professore. Luigi comprava anche quanto serviva per la prima colazione e teneva sempre qualcosa in dispensa, per il caso che il professore volesse restare a casa. Questo, però, non capitava quasi mai da quando la dottoressa Mauri frequentava regolarmente l'appartamento. La Mauri era tranquilla, non chiedeva mai nulla d'eccezionale. Lui sperava molto che quella ragazza divenisse la signora Ferrara. L'avvocato Paolo non andava spesso a trovare il fratello. In genere si vedevano nello studio del professore o s'incontravano al Bernini, dove l'avvocato prendeva alloggio quand'era a Roma. Un paio di giorni prima il professore era rientrato assieme al signor Paolo, lui aveva preparato una cena leggera. Avevano chiacchierato in salotto ed erano andati a letto presto. L'indomani il professore aveva fatto colazione col fratello ed era uscito abbastanza presto. L'avvocato Paolo aveva chiesto di chiamargli un taxi ed aveva lasciato l'appartamento verso le dieci.

A lui dispiaceva moltissimo la perdita del professore. Un uomo buono, giusto, generoso, bravo, sereno, rispettato da tutti e benvoluto da molti. Del servizio perduto non gli interessava, aveva sempre ottime offerte. L'avvocato Paolo e la dottoressa Mauri lo avevano pregato di restare a loro disposizione. Lui era addolorato per la fine immatura del povero professore,

* * *

Rosetta s'era fatta accompagnare da un collega dello studio che, di quando in quando, esercitava la professione forense e 'era guadagnato la meritata stima di tutti come ottimo penalista.

Ripetè il lungo racconto già fatto a Liberti.

No, non era ancora in grado di stabilire cosa si riprometteva di fare in futuro. Anche se il fratello del professore, Paolo, avesse l'intenzione di lasciarlo aperto, lo studio Ferrara non sarebbe stato più quello di prima. Nessuno era in grado di sostituirlo. Lei, poi, non si sentiva di seguitare a lavorare nell'ambiente dov'era nata professionalmente, quasi per gemmazione, dal professore. Era una perdita incolmabile, specie per lei. Sperava solo nel tempo. Per il momento non riusciva a soffermarsi su nulla, il pensiero di quanto era accaduto non le dava pace, non riusciva a comprendere come un uomo così calmo, sereno, avesse ceduto di schianto, per un collasso cardiaco.

Carlo non prendeva medicinali, stava benissimo, conduceva una vita regolata, senza eccessi. Non aveva bisogno di nulla. Un caffè al mattino e qualche volta anche dopo il pranzo. Pochissimo vino, solo a cena. Ogni tanto, la sera, se si fermava a leggere, a guardare la televisione, a chiacchierare con lei, un whisky, uno solo. Lei no, preferiva il cognac.

Per quanto sapeva e aveva potuto constatare, i rapporti col fratello, Paolo, coi nipoti, erano ottimi. La cognata, poi, lo ammirava.

No, certamente, Carlo non aveva problemi economici. Guadagnava molto, pi— di quanto spendeva. Non si faceva mancare nulla e, a suo modo, era anche generoso. La sua piccola mania era la segretezza, il timore che qualcuno potesse frugare nelle sue carte. Aveva speso un'enormità per la sicurezza dell'abitazione e dello studio. Temeva sempre di perdere qualche documento e ne depositava copie, a centinaia, presso il suo notaio e amico,Quadri.

Di assicurazioni non sapeva niente. Non ne avevano mai parlato, non aveva mai pensato, lei, che potesse essere argomento di conversazione tra loro.

Lei? Si, aveva stipulato un'assicurazione sulla vita a favore dei genitori. Di includere Carlo tra i beneficiari non aveva proprio pensato. Le sembrava una cosa ridicola. Carlo aveva di che vivere agiatamente per tutta la vita, che significato avrebbe avuto inserirlo nell'assicurazione!

Non aveva motivo o desiderio di lasciare la città. Forse, avrebbe potuto ricevere qualche invito improvviso e urgente da un cliente. In tal caso, prima di allontanarsi, sia pure per qualche giorno, avrebbe informato il magistrato.

* * *

Paolo s'era presentato spontaneamente, accompagnato da Giulio Fortuna.

Come parte interessata, aveva saputo dell'aconitina.

Per lui, l'ipotesi che Carlo si fosse suicidato non reggeva.

Suicidarsi? e perchè?

Suicidarsi mentre era professionalmente sulla cresta dell'onda? alla vigilia di sposarsi?

Bisognava cercare chi poteva aver interesse che lui sparisse, e quale interesse: professionale? economico? sentimentale?

Lui non voleva insinuare nulla. Sapeva di non essere del tutto sereno. E come avrebbe potuto esserlo dato quello che era accaduto.

La scomparsa di Carlo significava quasi certamente la chiusura dello studio, quindi nessuno dei suoi collaboratori aveva interesse a perderlo. Relazioni significative con altre donne non ce n'erano state. L'unico rapporto serio e duraturo che lui conosceva era quello con Rosetta, e sembrava proprio che fossero decisi a sposarsi entro breve tempo.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home